La famiglia Moscati proviene da S. Lucia di Serino (AV), dove nacque il padre del Santo, Francesco, il quale si laureò in giurisprudenza e percorse brillantemente la carriera della magistratura. Fu giudice al tribunale di Cassino (FR), presidente del tribunale di Benevento, consigliere di Corte d’Appello ad Ancona e, per ultimo, presidente di Corte d’Appello a Napoli. A Cassino sposò Rosa De Luca, dei Marchesi di Roseto e le nozze furono benedette dall’abate di Montecassino P. Luigi Tosti, storico famoso e ricordato nelle vicende risorgimentali italiane: nel 1849 aveva esortato Pio IX a rinunziare al potere temporale. I coniugi Moscati ebbero nove figli: Giuseppe fu il settimo e nacque a Benevento il 25 luglio 1880. I Moscati si erano trasferiti in questa città nel 1887, quando Francesco fu promosso presidente di tribunale, e presero alloggio in via S. Diodato, nei pressi dell’ospedale. Dopo pochi mesi cambiarono abitazione e andarono in un appartamento in via Port’Aurea, vicino all’Arco di Traiano, nel palazzo Andreotti, acquistato poi dalla famiglia Leo, attuale proprietaria. A Benevento i coniugi Moscati portarono la loro fede e una costante fedeltà ai loro principi e si preoccuparono di dare ai figli una sana educazione religiosa. Un anno dopo la nascita di Giuseppe, il magistrato Francesco fu trasferito ad Ancona e nel 1884 alla Corte di Appello di Napoli. L’8 dicembre del 1888 Giuseppe fece la prima comunione nella cihesa delle Ancelle del sacro Cuore, frequentò regolarmente il corso degli studi e quando, nel 1897 conseguì la licenza liceale al liceo Vittorio Emanule II, risultò il primo tra 94 studenti. Nella pagella c’è un solo otto in matematica e nove e dieci nelle altre materie. Iscrittosi da poco alla facoltà di medicina, il pade, colpito da emorragia celebrale, volò al cielo. Era il 21 dicembre del 1897. Il giovane Giuseppe ricevette la cresima nel 1898, si lureò il 4 agosto 1903 e da allora impegnandosi costantemente negli studi, nella ricerca e nella pratica ospedaliera, vinse concorsi, collaborò a riviste scientifiche, ma soprattutto veniva a contatto col dolore umano nelle corsie degli ospedali. Tutti i biografi ricordano l’assistenza prestata agli ammalati durante l’eruzione del Vesuvio (1906), nel colera (1911) e nel periodo della prima guerra mondiale. Nel 1911, in un travagliato concorso a coadiutore ordinario negli Ospedali Riuniti di Napoli, risultò il primo tra i concorrenti e nel maggio dello stesso anno conseguì il Libera Docenza di Chimica Fisiologica. Possedendi il Prof. Moscati un curriculum didattico e scientifico invidiabile, avrebbe potuto ottenere la cattedra universitaria, ma vi rinunziò a favore dell’amico Prof. Gaetano Quagliariello e per amore dell’Ospedale Incurabili dove prestava la sua opera e dove nel 1919 fu nominato direttore della III Sala uomini. Dopo questa scelta cosciente e consapevole, egli si orienta definitivamente verso il lavoro ospedaliero e nelle corsie dell’ospedale impiega tempo, esperienza, capacità umane e doni soprannaturali. Gli ammalati con le loro malattie e le miserie fisiche e spirituali saranno sempre in cima ai suio pensieri, perchè “sono le figure di Gesù Cristo, anime immortali, divine, per le quali urge il precetto evangelico di amarle come noi stessi”. Innumerevoli sono le testimonianze di alunni e colleghi che lo presentano come grande clinico e ammirato professore. Per dichiarazioni unanimi, come medico era dotato di un’intuizione straordinaria. Spesso le sue diagnosi destavano sconcerto, ma, dopo i risultati, tale sconcerto si trasformava in meraviglia e ammirazione. Qualche collega, invidioso dei successi e della fama del Moscati, osava criticarlo e sparlare delle sue diagnosi azzardate, però doveva arrendersi dinanzi all’evidenza dei fatti e riconoscerne la superiorità. Dinanzi al dolore umano, soprattutto se aggravato dalla povertà, Moscati si mostrava sensibilissimo e si prodigava con tutte le sue forze per lenire le soferenze e aiutare i bisognosi. Ma negli ammalati egli vedeva soprattutto le anime da salvare e per questo le sue premure non avevano limiti. Il Signore, che egli ogni giorno incontrava nella comunione, gli apriva il cuore alla comprensione del dolore sia fisico e morale. La sofferenza l’aveva sperimentata egli stesso con la perdita del fratello Alberto nel 1914. Inoltre, il suo animo sensibile non rimaneva indifferente alle ingiustizie, allle incomprensioni e alle invidie che notava frequentemente intorno a lui. Moscati è l’uomo che ha saputo conciliare scienza e fede, che ha amato il Signore e la Vergine Maria ininterrottamente, che compiuto giornalmente il suo dovere con coerenza ed amore. Alla sua morte, avvenuta il 12 aprile 1927, all’età di poco meno di quarantasette anni, una mano ignota scrisse nel registro delle firme: “Non ha avuto fiori e nemmeno lacrime: ma noi lo piangiamo, chè il mondo ha perduto un santo, Napoli un esemplare di tutte le virtù, i malati poveri hanno perduto tutto!”. Giuseppe Moscati è stato elevato ben presto sugli altari: santo a 60 anni dalla morte e a 107 dalla nascita. La stima e la venerazione che lo avevano circondato in vita, esplosero letteralmene dopo la morte e presto il dolore e il pianto di coloro che lo avevano conosciuto si tramutò in commozione, entusiasmo, preghiera. Il 16 novembre 1930, per desiderio della sorella Nina e in seguito all’istanza di varie personalità del clero e del laicato, il Cardinale A. Ascalesi concesse il trasporto del corpo dal cimitero alla chiesa del Gesù Nuovo. L’anno seguente iniziarono i prcessi informativi in vista della santificazione e il 16 novembre 1975 Paolo VI proclamò Beato il Prof. Moscati, dopo l’esame positivo di due miracoli. Il giorno della santificazione, avvenuta in Piazza S. Pietro il 25 ottobre 1987, nell’omelia della Messa il Papa Giovanni Paolo II disse: “Giuseppe Moscati, medico Primario ospedaliero, insigne ricercatore, docente universitario di fisiologia umana e di chimica fisiologica, visse i suoi molteplici compiti con tutto l’impegno e la serietà che l’esercizio di queste delicate professioni laicali richiede. da questo punto di vista il Moscati costituisce un esempio non soltanto da ammirare, ma da imitare…”.
Tratto dalla biografia di San Giuseppe Moscati
sei la luce dell mia vita ti amero fino al morte tio conosciuto da piccola ma tio ritrovato circa sei anni fa e sei stato il piu bello regalo della mia vita dovro morire con te